Crisi idrica: Acque Veronesi tranquillizza ma chiede la collaborazione dei cittadini

Da sinistra, il presidente di Acque Veronesi Roberto Mantovanelli e il direttore operativo Diego Macchiella

Il 2022 si conferma un anno delicato per quanto riguarda il tema della carenza d’acqua. E’ proprio la crisi idrica al centro dell’aggiornamento che ha fornito Acque Veronesi, alla presenza del presidente Roberto Mantovanelli e del direttore operativo Diego Macchiella. Già lo scorso 21 aprile il governatore del Veneto Luca Zaia aveva chiesto alla Presidenza del consiglio e alla Protezione Civile nazionale di valutare le condizioni dello stato d’emergenza. Inoltre, lo scorso 3 maggio un’ordinanza regionale che ha certificato lo stato di crisi idrica.

Due le condizioni che hanno scatenato la situazione attuale: la carenza di precipitazioni e le temperature ampiamente sopra la media stagionale. Questo ha comportato un aumento di consumi in periodo di scarsa disponibilità. Al momento le criticità maggiori riguardano i fiumi e i sistemi di irrigazioni: il 50% della risorsa idrica a livello nazionale, infatti, viene utilizzata in agricoltura. Il 20% è invece utilizzato dai gestori del servizio idrico per gli usi civili e industriale e per l’utilizzo dell’acquedotto. Il restante 30% viene impiegato principalmente nella produzione di energia.

«Per quanto riguarda il nostro ambito di servizio idrico per uso civile, abbiamo sistemi di impianti progettati e costruiti per resistere alle situazioni di difficoltà e per ora il tutto è sotto controllo – puntualizza il presidente di Acque Veronesi Roberto Mantovanelli –. Il 95% dell’acqua è preso dalle falde e il 5% dalle sorgenti. Le sorgenti sono ai minimi storici, le falde invece producono acqua, pur se registriamo un abbassamento medio del loro livello. Non abbiamo ancora una situazione di difficoltà per cui ringrazio il lavoro di tutti i tecnici. Tuttavia si tratta di un equilibrio fragile».

Per questo è stato anticipato l’invito da parte dei gestori ai comuni a emettere ordinanze di limitazione d’uso d’acqua potabile (40 dei 77 comuni gestiti da Acque Veronesi hanno già adottato le contromisure). L’ordinanza vieta tra le 6 e le 21 un utilizzo dell’acqua diverso da quello igienico e sanitario: ad esempio, l’irrigazione dei giardini, il riempimento delle piscine e il lavaggio delle automobili. Per i trasgressori ci sono ammende fino a 500 euro. «L’obiettivo è sensibilizzare a comportamenti di buon senso in un periodo particolarmente delicato – aggiunge Mantovanelli –.  Proprio il buon senso deve spingere i cittadini a limitare l’uso d’acqua in tutti gli orari. Il caldo causa picchi di consumo che mettono alla prova i sistemi. Basta un piccolo disguido per andare in difficoltà».

Ciò che preoccupa è l’abbassamento del livello delle falde leggermente più deciso rispetto allo stesso periodo degli anni scorsi: sarà vera crisi quando la falda si abbasserà al di sotto del livello delle pompe che raccolgono l’acqua. «Abbiamo un sistema di telecontrollo degli impianti di grande qualità – spiega il direttore operativo Diego Macchiella –. Ora i serbatoi sotto controllo, ne abbiamo circa 60 di riferimento ciascuno collegato a 200 pozzi. Al momento la zona più in difficoltà è quella montana dell’est del veronese, tra Valdalpone, San Giovanni Ilarione e Vestenanova che hanno bisogno di autobotti che vadano in soccorso a riempire gli acquedotti. Ad ora la situazione non ci crea preoccupazione ma abbiamo bisogno della collaborazione dei cittadini per evitare il consumo inutile di acqua».

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