Cibi e agricoltura italiana, un valore da difendere

“Mangia italiano e difendi la nostra agricoltura” è il titolo del convegno organizzato da Coldiretti Verona in collaborazione con il comune di Bovolone e la Banca Veronese Credito Cooperativo di Concamarise nell’ambito della “Fiera Agricola di San Biagio”. Hanno portato un saluto di apertura Emilietto Mirandola, Sindaco di Bovolone, Marco Pizzoli, Presidente Coldiretti sezione di Bovolone, Davide Cecchinato, presidente di Adiconsum Verona e Gianfranco Tognetti, Presidente Banca Veronese Credito Cooperativo di Concamarise. Sono poi intervenuti Rolando Manfredini, Capo Area Confederazione Nazionale Coldiretti e Giovanni Sandri, nutrizionista ULSS 9. Moderatore del convegno è stato Cesare Magalini, vice direttore di Coldiretti Verona. A Claudio Valente, Presidente Coldiretti Verona sono state affidate le conclusioni.

“Leggere le etichette, prestare attenzione alla provenienza dei prodotti come al rapporto qualità/prezzo e collaborare con i competenti organismi di controllo – ha detto Davide Cecchinato – sono le buone prassi che ogni consumatore deve mettere in atto per acquisti consapevoli e sostenibili. Conseguentemente, il ruolo delle associazioni di categoria è quello di collaborare sempre più per fare in modo che tali regole diventino un’abitudine diffusa e che le informazioni siano sempre facilmente reperibili. Queste sono le sfide per il futuro per garantire alla cittadinanza salubrità, qualità e sostenibilità dei prodotti alimentari”.

“In Italia sono in aumento i casi di frodi alimentari, – ha detto Rolando Manfredini – pensiamo che dall’inizio della crisi è di +248% il valore di cibi e bevande adulterate sequestrate in Italia, tanto che secondo un’analisi di Coldiretti/Ixè le frodi alimentari sono il reato più temuto dagli italiani. Addirittura per sei persone su dieci sono più gravi di quelle fiscali. Il business delle agromafie supera i 16 miliardi di euro ed è in continua crescita. C’è un forte aumento del commercio mondiale di cibo e l’Europa è destinataria del 12% delle importazioni mondiali di cibo, più di Usa e Cina”. “E’ evidente – ha proseguito Manfredini – che in questa situazione non è possibile diminuire la food security perché significa allontanarsi dal controllo dell’intero ciclo produttivo, demandandolo agli standard produttivi e di controllo di altri paesi. L’Italia è al primo posto sulla sicurezza alimentare: i residui chimici oltre il limite (0,5%) sono inferiori di tre volte rispetto alla media Ue (1,5%) e ben dodici volte rispetto ai Paesi terzi (5,7%).”. Uno strumento contro le frodi, ha ricordato Manfredini, è l’etichetta che indica – oltre alla denominazione dell’alimento – anche gli ingredienti presenti e altre importati informazioni sul prodotto. “Ci sono prodotti per cui è previsto l’obbligo di inserire in etichetta l’origine degli alimenti ma ce ne sono moltissimi altri per cui non vige lo stesso obbligo” (vedi la lista). L’informazione non chiara sull’origine alimenta fenomeni di falsificazione e imbrogli. Molti prodotti venduti come Made in Italy in realtà non lo sono “Secondo le nostre analisi – precisa Manfredini – due prosciutti su tre venduti come Italiani provengono da maiali allevati all’estero, tre cartoni su quattro di latte UHT sono fatti con latte estero, un terzo della pasta è ottenuta da grano non Italiano, una mozzarella su due è ottenuta con cagliate o latte non italiano, un kg di patate su tre viene dall’estero e un terzo dei prodotti venduti in Italia ed esportati come Made in Italy contiene materie prime straniere. Nel mondo i cibi italiani sono quelli più falsificati, la stima del falso Made in Italy è di oltre 60 miliardi di euro (due volte il valore dell’export), 22 miliardi in Europa, 296milioni in Italia. Sono 300mila i posti di lavoro che potrebbero essere recuperati dalla lotta all’agropirateria”. E’ comunque da evidenziare lo storico via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e per i suoi sottoprodotti. E’ stato infatti pubblicato in G.U. n.15 del 19 gennaio scorso il decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari”, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011. Il provvedimento prevede l’indicazione obbligatoria in etichetta del Paese di mungitura e del Paese di condizionamento o di trasformazione.

Giovanni Sandri, nel suo intervento, ha ricordato che una sana alimentazione prevede una dieta varia ed equilibrata, come la dieta mediterranea. La sana alimentazione è uno degli  elementi  fondamentali per il mantenimento e la tutela della qualità della vita  dei cittadini  che rappresenta un fattore di grande importanza, ecco perché serve mettere a disposizione del consumatore linee guida scientifiche che tengano conto del mutamento dei consumi, delle abitudini alimentari e degli stili di vita.

“L’Italian Sounding – ha ricordato Claudio Valente – utilizza parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano l’idea dell’Italia su prodotti che non provengono realmente dal nostro Paese. La mancanza dell’obbligo di indicare l’origine in etichetta spesso favorisce questa mistificazione del Made in Italy. Sono molti gli esempi di Italian Sounding trovati da Coldiretti nel mondo e denunciati pubblicamente: dalla pasta, al formaggio e al vino. E’ ora di dire basta a questi comportamenti che danneggiano l’economia e la reputazione italiana”.

 

 

La metà della spesa degli italiani è anonima

Cibi con l’indicazione di provenienza E quelli senza
 
Carne di pollo e derivati Salumi
Carne bovina Carne di coniglio
Frutta e verdura fresche Carne trasformata
Uova Frutta e verdura trasformata
Miele Derivati del pomodoro diversi da passata
Passata di pomodoro Formaggi
Latte fresco Derivati dei cereali (pane, pasta)
Pesce
Extravergine di oliva Concentrato di pomodoro e sughi pronti
 Latte a lunga conservazione Riso

 Fonte: Elaborazioni Coldiretti

 

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