Salute dell’Adige: allargare il parco del Pontoncello per la rinaturalizzazione del fiume

Fiume Adige sotto osservazione nella campagna itinerante “Operazione fiumi – Esplorare per custodire”, realizzata da Legambiente Veneto con il supporto tecnico di Arpav, il contributo di COOP Alleanza 3.0 e BCC Veneta Credito Cooperativo e con il patrocinio delle Autorità Distrettuali di Bacino del fiume Po e delle Alpi Orientali. Il fiume soffre infatti sotto il peso del carico antropico e presenta diffusi pesticidi e tracce di inquinanti, anche con l’apporto dei suoi affluenti.

Sono stati presentati i risultati dei monitoraggi effettuati da Legambiente lungo il corso dell’Adige. Sette i punti campionati dai volontari durante il mese di maggio: tre in provincia di Verona (Bussolengo, Zevio e Legnago), due in provincia di Rovigo (il capoluogo e Rosolina) e due in provincia di Padova (Masi e Anguillara Veneta). I sette punti sono stati scelti in collaborazione con Arpav e non coincidono con quelli solitamente monitorati dall’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell’Ambiente.

Sul fronte della depurazione, l’Adige presenta concentrazioni elevate di escherichia coli soprattutto in tre punti: Zevio e Legnago in provincia di Verona e Masi in provincia di Padova. I valori riscontrati in questi siti di campionamento sono tali da sconsigliare l’utilizzo diretto in orticoltura. A Legnago e Masi si supera il limite di 5000 unità batteriche MPN/100mL che è quello allo scarico di un depuratore (rispettivamente 7915 e 6488). Dal punto di vista dei nutrienti, invece, la qualità delle acque è generalmente positiva, anche se molti punti dei torrenti affluenti, monitorati nella pedemontana veronese e vicentina, non raggiungono il livello buono richiesto dalla Direttiva UE per l’indice LIMeco.

Al suo ingresso in Veneto il fiume Adige si presenta con un buono stato di qualità chimica delle sue acque, mantenendolo sostanzialmente fino alla foce in Adriatico. I pesticidi risultano però molto diffusi: Arpav rileva AMPA (prodotto di degradazione del Glifosate) nella Fossa Rosella e nel Torrente Chiampo, Boscalid, Dimetomorf, Metalaxil e Metalaxil-M nella Roggia Vienega e Pesticidi totali nella Fossa Rosella; dai monitoraggi di “Operazione fiumi” del 2024, inoltre, sono risultate tracce di glifosate ma inferiori al limite di legge di 0,1 μg/L in tutti i punti campionati.

Infine, per poter monitorare con cura e precisione lo stato di salute dell’Adige è necessario tenere sempre attenzionati i suoi affluenti. Sempre Arpav segnala infatti che contributi di contaminazione delle acque arrivano dai suoi affluenti Alpone e Rio Rodegotto, che presentano tracce di Pfos (sostanza che fa parte della famiglia Pfas) sia per colpa di scarichi industriali che da contributi di falda contaminata dalla nota questione Miteni.

«Con “Operazione fiumi” non ci limitiamo al monitoraggio della qualità delle acque ma vogliamo anche avvicinare il pubblico alla conoscenza e fruizione sostenibile dei fiumi, nonché alla comprensione del loro ruolo ecologico anche per le nostre vite – spiega Giulia Bacchiega, portavoce della campagna “Operazione fiumi” di Legambiente -. La tutela dei corsi d’acqua infatti è fondamentale per il contrasto ai cambiamenti climatici, che impongono di intervenire in maniera decisa e improntata alla rinaturalizzazione».

Il tema della qualità delle acque, inoltre, s’intreccia a doppio filo con un’altra questione molto importante nel veronese, come anche in altri territori veneti: quella del carico antropico, anche qui molto elevato. Lo conferma anche la recente autorizzazione concessa per la realizzazione del polo logistico in via Maffea a Campagnola di Zevio, nonostante un primo stop pervenuto dal TAR del Veneto, ma anche altri casi analoghi nel territorio veronese. Su questi il circolo locale di Legambiente è sempre attivo e vigile, avanzando anche proposte e iniziative di tutela.

«In un simile contesto di antropizzazione è più che mai auspicabile la valorizzazione e l’ampliamento del parco naturale di Pontoncello, istituito nel 2009 tra i comuni di San Martino Buon Albergo, San Giovanni Lupatoto e Zevio – spiega infatti Maurizio Malvestio, presidente di Legambiente Medio Adige -. Nell’atto costitutivo dell’area di circa 53 ettari, infatti, le amministrazioni interessate lo hanno inteso “come l’inizio di un percorso condiviso e come primo passo verso una possibile istituzione di un parco fluviale lungo l’intera asta dell’Adige”».

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