Luci e ombre delle donazioni di sangue per l’Avis di Verona

37608 le unità di sangue, plasma e piastrine donate, 21016 i nuovi donatori, 1771 in più rispetto al 2016, 90% delle donazioni avviene con prenotazione. Sono questi i dati che hanno caratterizzato il 2017 per l’Avis Provinciale di Verona, riunita in assemblea a Bardolino, all’hotel Caesius Thermae & SPA Resort, sabato 24 marzo. Presenti anche i responsabili del Dipartimento Interaziendale di Medicina Trasfusionale (DIMT) dott.ssa Loredana Martinelli e dott. Giorgio Gandini, l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto e il presidente della Provincia di Verona Antonio Pastorello.

La presidente Avis di Verona, Michela Maggiolo

«I dati relativi alle unità di sangue – ha commentato Michela Maggiolo, presidente di Avis Provinciale Verona – non sono confortanti, poiché negli ultimi cinque anni abbiamo il segno negativo sulla raccolta per cui siamo consapevoli che si deve fare di più. Nonostante la diminuzione del trasfuso, non siamo riusciti a garantire l’autosufficienza nella nostra provincia. Questo risultato va letto anche tenendo presenti quei fenomeni che da tempo insistono nella nostra attività donazionale. Ci riferiamo fra l’altro ai costumi che cambiano troppo velocemente, alla frenesia e al progresso, ad alcune disfunzioni nei Centri di raccolta, come ad esempio la carenza di personale medico ed infermieristico che allungano i tempi di attesa».

I donatori Avis in provincia di Verona attivi al 31.12.2017 sono 21016. I nuovi donatori sono 1771. 1603 sono i donatori che per motivi di età, di salute, o altro hanno lasciato l’attività donazionale. È aumentato il numero complessivo degli aspiranti donatori e, soprattutto, è migliorata la percentuale di quanti concretizzano il loro percorso solidale diventando donatori periodici. Basti pensare che se nel 2016 era il 77,03% degli aspiranti a completare il percorso, la percentuale nel 2017 è salita all’80,42%.

Da un’analisi della situazione provinciale emerge che nel 2017 la media delle donazioni (1,87/donatore attivo) è diminuita; mentre il 14% dei donatori periodici ha fatto una sola donazione e, addirittura, il 9% non ha fatto alcuna donazione. «Almeno 2 donazioni all’anno – ha aggiunto la presidente – è lo stimolo che abbiamo portato nel corso dell’anno in tutti gli incontri associativi, affinché ogni socio potesse farlo proprio. Bisogna insistere per tentare di arginare questo fenomeno, pur consapevoli delle difficoltà che i nostri donatori attualmente incontrano».

Loredana Martinelli, direttore del Dipartimento Interaziendale di Medicina Trasfusionale ha evidenziato: «Verona ha delle unità operative che sono d’eccellenza. Questo richiama pazienti anche da altre regioni e quindi la quantità di sangue che si raccoglie dai nostri donatori non è sufficiente per far fronte alle necessità. Inoltre, in questi ultimi anni i donatori hanno perso la periodicità al dono, per un cambiamento delle generazioni. I ragazzi adesso per varie ragioni donano meno spesso e questa sarà una criticità che vedremo in là negli anni».

«Fondamentale per far funzionare il sistema sanitario veneto è la collaborazione dei volontari e questo fa la differenza rispetto ad altre Regioni» ha precisato l’assessore Coletto.

Prenotazione delle donazioni e attività di chiamata. Positiva l’attività di prenotazione delle donazioni attiva dal 2012 con l’ufficio preposto presenziato costantemente da tre operatrici dipendenti e da volontari. Il 90% delle donazioni avviene su prenotazione con punte del 97-98%. D’altronde, la possibilità di prenotare la donazione ad un orario ben precisato, nel giorno e nel Centro Trasfusionale maggiormente gradito, evitando code e contenendo i tempi d’attesa, non può che migliorare la soddisfazione dei donatori.

La chiamata dei donatori è una fase delicata dell’intero percorso a cura della Comunale a cui è iscritto il donatore. La chiamata prevede un passaggio culturale per donatori e responsabili associativi allo scopo di migliorarne la percezione (“…mi chiamano perché c’è bisogno di me, del mio sangue!”). Inoltre, la chiamata deve essere percepita come un modo per ottimizzare le donazioni nel rispetto della programmazione annuale e delle periodiche indicazioni del Dimt.

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